In questo atto quotidiano — il bucato — si nasconde un gesto di amore discreto, un rituale che affonda le sue radici nella memoria. Tra due mani materne, il gesto si fa frenetico, quasi a voler trattenere il tempo o rimodulare il disordine. Mani che sanno leggere i tessuti e distinguere ciò che può capovolgersi e ciò che non lo sopporterebbe.
Questo breve componimento ci invita a rallentare e a scorgere la grazia nascosta nei gesti che diamo per scontati: una cura che avvolge i panni stesi, mentre divengono attori silenziosi di una scena domestica, addormentati tra fili tesi e una presenza affettuosa.
La domestica
Nell’umido del frenetico bucato
Rovistato da due mani materne
Potrebbero queste robuste braccia
Distrarsi?
Come se il mastro giocatore fosse
A spezzare il mazzo
E del gioco casereccio
Le carte smazzato avesse,
Che questo può lavarsi all’incontrario,
Quello no, invece, lo saprebbe
La domestica.
E già tesi e allineati
tra dei fili d’oro
Nel loro sonno, i panni
Dei profumi stanno
Sognando.
