Un dettaglio insignificante
invisibile
microscopico così
e non siamo poi così distanti.
Come altrimenti sarebbe
che reciprocamente
non sapremmo più
nemmeno perderci di vista,
anche se solo per un’ora eppur
mi odi,
eppur ti amo?
E volerlo talmente così tanto,
in quanto all’abbandonarsi
a un abisso
alle sciocche fantasie
che da soli ricominciar sarebbe bello
o meglio, meglio ancora, a tal punto che
di chiedermi il permesso di lasciarmi
hai fatto il tuo vano tarlo,
che a sperar continua
di realizzare un sogno
in quella mela perfetta
che va corrodendo
in nome dell’arte sua
di solitudine inespressa
di distruzione
e panico continuo
che però
è nel passato;
questo io so,
ognora che esce a scoperchiare
la buccia ancora sana
dell’amore.
Eppure evadi, sfuggi.
Quotidianamente ti ribelli.
Non vuoi vedere.
Preso dalla disperazione
di poter vedere e non vedere
un vuoto che poiché vuoto
tale è e tale rimane
invisibile per definizione,
fai mille giri a vuoto,
contorcendo le speranze tue
d’indipendenza
in mille nodi e modi
disfunzionali,
tossici,
inconsueti,
per amore raffermo.
Disperata la lotta
di chi incapace è
di arrivare.
Quand’è vero che
solo contrariarci sappiamo
e litigare
e scannarci
in comune abbiamo allora
solo questa naturale base al fondo di noi
che c’impone
e c’impedisce
una reale connessione
costruttiva, emotiva e non banale:
la dimensione unica che ci accomuna
è l’insaziabile curiosità l’uno verso l’altra.
Io ne vedo il buono,
tu il peggio naturale.
